[Rubrica] Cinema #02

Veloci recensioni dei film più recenti

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    Ordunque, sebbene sia passato quasi un anno dall’ultima volta che ho scritto qualcosa sul cinema e visti i pareri letteralmente spaccati in due sull’ultimo Star Wars, ho deciso di dire un po’ la mia su qualcuno degli ultimi film usciti al cinema, rigorosamente senza spoiler. Buona lettura!


    Call Me By Your Name (Chiamami col tuo nome) · 10/10
    «Nature has cunning ways of finding our weakest spot.»

    Nel momento in cui scrivo questa analisi ho delle cuffiette alle orecchie con la colonna sonora del film in loop, ho visto per la prima volta questo film due giorni fa e per la seconda volta ieri sera, quindi, completamente travolto dalla bellezza di questa pellicola cercherò di essere oggettivo e parlarvi di uno dei film migliori degli ultimi anni.
    “Nel 1983, una calda estate segna per sempre la vita del diciassettenne Elio, un musicista più colto e sensibile dei suoi coetanei, che ogni estate trascorre le vacanze nella villa di famiglia. Il padre, un professore universitario, come ogni anno ospita uno studente straniero per lavorare alla sua tesi di post dottorato. L'arrivo di Oliver, ventiquattrenne statunitense, per la sua bellezza e i modi disinvolti, sconvolge la vita di Elio, che se ne innamora immediatamente. Tra lunghe passeggiate, nuotate e discussioni, tra i due giovani nasce un desiderio travolgente e irrefrenabile.”
    L’italianissimo Luca Guadagnino dirige magnificamente la pellicola adattandola ad una sceneggiatura di James Ivory, a sua volta basata sull’omonimo libro. Ogni scena di questo film è incredibilmente studiata e attenta ai dettagli, dalle scene perfettamente montate per mostrare ogni emozione dei protagonisti, ai lunghi e ampi piani sequenza che lasciano apparire sullo schermo l’intero corpo degli attori, costretti ad un lavoro di recitazione più attento ai movimenti del corpo, e che inevitabilmente rendono ancora più evidente una fotografia impeccabile, prevalente di colori caldi e vaste inquadrature dei bellissimi paesaggi italiani, ai quali si accostano meravigliose scenografie nelle scene in spazi interni. I due protagonisti, interpretati da Timothée Chalamet (Elio) e Armie Hammer (Oliver), entrambi perfetti nei loro ruoli, interagiscono tra di loro con un’alchimia sorprendente, sebbene il primo si faccia notare maggiormente concludendo il film con un’interpretazione meritevole di Oscar in una scena che difficilmente dimenticherete. Passando alla colonna sonora, essa si sposa alla perfezione con la poetica leggerezza del film e si compone principalmente da brani acustici alla chitarra o al pianoforte, tutti assolutamente coinvolgenti e carichi di emozione, sopratutto i due pezzi del cantautore Sufjian Stevens, memorabili ed emozionanti.
    In conclusione, Guadagnino ci porta un raro capolavoro travolgente e passionale, fatto di sesso, carezze e brevi momenti di piacere, ma anche di momenti drammatici e indecisioni, ed è proprio su queste indecisioni su cui si sofferma, mostrandoci come sia meglio “parlare piuttosto che morire” e su quanto non si possa rinunciare a vivere un momento che, per quanto breve, potrebbe non tornare mai più.


    Star Wars: Gli Ultimi Jedi · 7.5/10
    «We are what they grow beyond»

    Per una qualche ragione non completamente chiara, esattamente come successo con l'episodio VII, non riesco a non emozionarmi quando gli iconici titoli di testa iniziano a salire nello sfondo stellato, per poi lasciar spazio al film, due ore e mezza fatte di alti e bassi, momenti di alto cinema sci-fi a cui si alternano momenti tristemente poveri di qualità. Quella creata da Johnson è una fantastica storia di un'ora e mezza racchiusa in un film indubbiamente troppo longevo, tra scenette comiche imbarazzanti e un paio di personaggi non pienamenti soddisfacenti. Subito dopo la scena di apertura giunge il momento dell'atteso incontro tra Luke e Rey, qui Johnson sceglie di far compiere a Luke un gesto che è inevitabilmente la rappresentazione di quello che verrà, un'addio al vecchio per far spazio al nuovo. Difatti, questo è il concetto che guiderà più o meno l'intero film, trasportandoci in una storia ricca di colpi di scena, creando fin da subito un elemento di imprevedibilità che ci accompagnerà per tutta la durata della pellicola, lasciandoci in continuazione con la domanda "e adesso?" Dall’altro lato, invece abbiamo un paio di protagonisti inutili e non sviluppati, un primo atto troppo lento e un’ironia decisamente esagerata che rischia di scaturire nel demenziale.
    Il cast si adatta alla perfezione ai loro ruoli, con Adam Driver (Kylo Ren) e Mark Hamill (Luke) che brillano sicuramente più degli altri, sopratutto il primo, finalmente in grado di potersi muovere in uno sviluppo del personaggio particolarmente interessante. Quanto al lavoro visivo non c'è molto da discutere, il fim è visivamente stupefacente, alcune inquadrature sono geniali e dettagliate, mentre le scene di azione scorrono in maniera particolarmente fluida e intelligente.
    Tutto quello che Johnson vuole rappresentare è una storia interamente nuova, piena di svolte coraggiose e inaspettate, ma al contempo crea un episodio tutto sommato all'altezza degli altri, continuando a farci sentire a casa nell'universo che abbiamo amato per tanti anni.


    Blade Runner 2049 · 9/10
    «Sometimes to love someone, you got to be a stranger.»

    Quando anni fa venne annunciato un sequel di Blade Runner, capolavoro cult del 1982 diretto da Ridley Scott e, innegabilmente, uno dei miei film preferiti, tremai all’idea di un lavoro che potesse anche solo leggermente scuotere o danneggiare la perfezione del primo capitolo. Tuttavia, iniziarono lentamente ad arrivare dei segnali positivi: Denis Villenueve alla regia, stesso sceneggiatorr dell’82 e un cast assolutamente eccezionale, dal colosso Harrison Ford ai giovani Ryan Gosling e Jared Leto. Rapidamente quindi, la preoccupazione per un sequel non altezza si andò a sostituire a vero e proprio hype, hype che è stato assolutamente ripagato. Perché molto probabilmente l’unico che sarebbe potuto riuscire in questa impresa titanica era sicuramente Denis Villenueve, reduce dal successo dell’anno scorso con Arrival e alle spalle film del calibro di Enemy, Incendies e Prisoners. Villenueve porta sullo schermo un thriller complesso di longevità impressionante, sviluppando personaggi anch’essi complessi e sempre messi a confronto con loro stessi, il tutto compresso e impacchettato nell’indimenticabile atmosfera sci-fi di Blade Runner, ricreata grazie a effetti speciali di alto livello e una colonna sonora synthwave che non può far altro che ricordare quella del 1982. Quanto alla fotografia, sarà anche grazie alla colonna sonora, ma ho perso il conto di quante volte sono rimasto a bocca aperta di fronte a certe scene assolutamente perfette, con un utilizzo del colore essenziale e limitato che ci lascia ad ammirare delle inquadrature uniche e meravigliose. A tutto questo si uniscono le scenografie classiche di Blade Runner, ma gli spazi vasti e dispersivi che erano sovraffollati nel primo capitolo stavolta sono completamenti vuoti, andando a creare un’atmosfera morta e quasi nostalgica. La trama, di alto livello, si snocciola minuto dopo minuto in maniera forse troppo lenta, e il cast svolge un lavoro eccezionale (menzione speciale a Leto che, se non lo sapevate, ha girato ogni sua scena con delle lenti a contatto che lo rendevano cieco). Insomma, Villenueve riesce in un impresa impossibile, creando un sequel assolutamente all’altezza del primo capitolo, andando a toccare le vette dei migliori film sci-fi degli ultimi anni.


    madre! · 7.5/10
    «QUIET!»

    Probabilmente “WTF” è il modo migliore per descrivere l’ultima opera di Darren Aronofsky, una pellicola sicuramente complessa e impegnativa, ma decisamente troppo pretenziosa e controversa. Nel film troviamo una coppia, interpretata da Jennifer Lawrence e Javier Bardem, che viene messa alla prova quando degli ospiti non invitati arrivano nella loro casa, rovinando la loro tranquilla esistenza. Aronofsky ci fa sprofondare scena dopo scena in un’escalation di caos e terrore come mai prima d’ora si era visto al cinema, generando in noi una paura assolutamente diversa da quella che vuole causare un qualsiasi altro film horror, grazie ad una delle migliori interpretazioni della Lawrence, che ci consente di immedesimarci al massimo nella protagonista, e grazie anche ad un montaggio e una regia frenetica, il tutto accompagnato da un sonoro travolgente ed alle volte assordante. Tuttavia, l’idea di basa del film, la metafora che si cela dietro all’intera sceneggiatura, appare troppo pretenziosa, quasi “esagerata”.
    Quello che vi aspetta approcciando questo film sono due ore sicuramente intense, spaventose, confusionarie e indipendentemente dal parere che avrete del film una volta terminato (ma sopratutto una volta capito) vi ritroverete in ogni caso con un’esperienza difficile da dimenticare.


    Get Out · 8/10
    «It’s not what he says, it’s how he says it.»

    Jordan Peele firma il suo debutto alla regia con un film che probabilmente rimarrà un pilastro del cinema horror per molto tempo, un punto di riferimento per le pellicole a venire, perché dove Get Out può mancare di paura, è sicuramente un film senza paura, che decide di affrontare il problema delle razze, ma soprattutto lo fa con il supporto di Hollywood.
    Quello che vi consiglio di fare è vedere il film senza saperne nulla a riguardo, senza leggere sinossi e sopratutto senza vedere trailer, ed è per questo che non parlerò assolutamente della sceneggiatura del film, onde evitare vari shock che il film andrà a sviluppare nella sua durata.
    Daniel Kaluuya interpreta il protagonista alla perfezione, il suo terrore non potrà fare altro che colpirvi, con una performance indubbiamente realistica.
    Un altro motivo per cui apprezzerete sicuramente Get Out è perché non è solo paura, Get Out è anche divertente, è impegnato politicamente, è incredibilmente intelligente e profondamente calcolato, è visivamente stupendo e recitato alla perfezione.
    Quanto al discorso della paura, ho letto in giro di molte persone che lo hanno percepito come un’esperienza terrificante, personalmente non è stato così, ma sicuramente un paio di jumpscare non è un fattore che influenza la qualità del film.
     
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